In questa serie di opere Giulio Altarni scompone strumenti musicali e li ripropone sotto forma di moduli complessi in cui forme nitide e colori brillanti sembrano riprodurre pittoricamente la geometria di uno spartito musicale. Ma questa pittura timbrica (usa colori a smalto, i più brillanti) dà forma non alla musica di un’orchestra, che è una somma di suoni diversi armoniosamente fusi, ma alle singole note, le più squillanti emesse dagli strumenti che il pittore predilige per la loro valenza estetica (formale e sonora).É come se le vibrazioni emesse da saxofoni e violini scomponessero gli stessi in più parti, regolari e proporzionate alle note ad esse associate.
In queste caleidoscopiche composizioni c’è un’attenta ricerca cromatico-compositiva, un rigoroso equilibrio di forme, uno studiato accostamento di colori, una scrupolosa esecuzione: una sbavatura comprometterebbe l’intera opera quanto una nota stonata un brano musicale.
Spesso l’autore applica sul retro del quadro il bozzetto preparatorio dell’opera, quasi per conservare in essa la sua prima, preziosa elaborazione: è una consuetudine che rivela il deferente rapporto che il pittore ha con le sue opere.
Esse non sono composizioni decorative, ma rielaborazioni che il pittore compie della realtà con un rispetto quasi devoto (e ce se ne rende conto conoscendo personalmente l’artista) per l’arte e soprattutto per l’atto pittorico, per quel momento sublime in cui il pittore, nel silenzio del suo studio, si mette in contatto con il suo io più intimo e diventa un tutt’uno con ciò che sta creando.