Il paesaggio trattato da Oreste De Piero è quello della nostra regione, ma non quello regolato da un’agricoltura che frammenta in intarsi ordinati le pianure, ma quello incolto in cui la vegetazione crea le sue caotiche architetture spontaneamente lungo gli argini dei fiumi, alle soglie dei boschi pedemontani, nell’arido magredo.
Il paesaggio è, non a caso, il soggetto prescelto dal pittore perché il più adatto a sperimentare la sua ricerca. Una ricerca coloristico-formale prima, grafica poi. Nei primi paesaggi lo spazio di cielo è più ampio e in primo piano si individuano masse coloristiche intense distinte, compatte.
Via via, nei dipinti successivi, il primo piano prende il sopravvento: il cielo è confinato al limite estremo del quadro; le masse si dissolvono: al loro posto un fitto groviglio di segni grafici realizzati per asporto dello strato pittorico, una sorta di graffito complesso e disordinato, ma che ha in sé una sua logica, un suo equilibrio, come nella natura in cui la crescita di sterpi e arbusti non è casuale perché ogni elemento trova nell’insieme una sua precisa collocazione che non può essere occupata da null’altro, creando un’armonia del caos. Ed è questo che il pittore cerca, il raggiungimento di un’armonia di segni e colori anche nella casualità del gesto e nell’essenzialità della scelta cromatica. I colori infatti si limitano a quelli primari: l’azzurro di tasselli di cielo terso, il nero dei fondi, il rosso a diversificare la sensazione della vegetazione. A volte sono quasi dei monocromi.
Il passaggio da una pittura figurativa a una informale si percepisce non solo attraverso l’osservazione di quadri di periodi diversi, ma in ogni opera: l’indistinto del primo piano si contrappone alla nitidezza di sagome d’alberi che si stagliano sui cieli cristallini del fondo, come due quinte, l’una proiettata verso la smaterializzazione della forma a vantaggio della pura sensazione, l’altra legata in qualche modo alla rappresentazione tradizionale del paesaggio. Ma è proprio questo connubio che rende unica la pittura di De Piero: quell’angusto spazio di cielo permea di aria, di luce, di spazio l’insieme dell’opera, dà un senso al tutto, riconduce a elementi riconoscibili il primo piano.
E’ una pittura apprezzata da chi ama i generi che hanno fatto proprie le ultime conquiste dell’arte e per chi ama invece riconoscere nella pittura, pure in interpretazioni anche azzardate, le forme familiari della natura.