E’ stato dimostrato che il rapporto tra sorelle, quando non è conflittuale, può essere così forte da legarle indissolubilmente per tutta la vita ed eguagliare, per intensità, quello per figli e partner. Maria e Nica sono molto diverse: convintamente dedita alla famiglia e riservata la prima, più svincolata ed esuberante la seconda. Fanno però, per certi versi, le medesime scelte di vita, dal lavoro alla famiglia, dagli interessi al tempo libero. É in età matura che Maria, più grande di due anni, propone a Nica, così come faceva quando erano bambine, di seguirla in alcuni corsi di disegno e pittura, passione che, tra l’altro, entrambe nutrono da sempre, ma che lavoro e famiglia le hanno costrette ad ibernare in attesa del momento giusto per essere realizzata. Insieme frequentano Venezia, dove seguono vari corsi all’Accademia di Belle Arti, ed altre città per visitare mostre e monumenti. Nei tragitti in treno si cullano in lunghe chiacchierate sull’arte e non solo. Impugnano insieme per la prima volta gli strumenti con cui tracciare la loro strada di linee e colori. Tutto ciò rafforza ulteriormente il loro legame ma, nonostante i percorsi paralleli, la diversità di carattere fa produrre loro opere profondamente differenti, anche se per soggetti e tecniche (privilegiano i colori ad olio) sono assimilabili.
Nei paesaggi di Maria sembra che l’essere umano abbia abbandonato la scena: non c’è il pescatore che lega la barca alla banchina, o una figura che cammina sulla spiaggia, o una finestra illuminata nel paese all’orizzonte. Il tutto è abbandonato, ma non disanimato. É come se l’essere umano se ne fosse andato poco prima che lo scorcio fosse immortalato. Ma di quest’uomo si avvertono il lavoro, le orme sul bagnasciuga, il respiro. Quello di Maria è un mondo governato dai fenomeni della natura e disabitato dagli uomini, ma nelle cose e nella natura c’è lo spirito delle persone, di tutte le persone, compreso quello di chi dipinge e di chi guarda, di noi stessi. E non bastano i bellissimi accostamenti di colori sgargianti e le vigorose spatolate a dissimulare la profonda malinconia dell’artista, cosciente che l’esistenza è un breve passaggio destinato ad abbandonare il contingente. Anche nei ritratti presenti in questa mostra sembra che i due soggetti, lei stessa ed il marito, siano altrove: lei per lo sguardo lontano, lui per la monocromia, in cui il volto assorto sembra dissolversi nel fumo della sigaretta.
Nica spazia tra vari soggetti: dalle nature morte ai paesaggi, dal nudo al ritratto, dal figurativo all’astratto. Il suo approccio con la realtà è vario ed entusiasta. Si avverte che il suo percorso è per lei emozionante, mai pago di nuove esperienze nell’interpretazione della realtà. Ma questo approccio infervorato, quasi fanciullesco, con l’arte, non depaupera le sue opere. Alcune di queste suscitano emozioni nostalgiche attraverso mirabili atmosfere tonali, altre sorprendono per l’equilibrio di forme e colori giustapposti e per simbologie vagamente erotiche, altre ancora quasi ci rallegrano per bizzarria di forme e di accostamenti cromatici. Questa difformità di stili e di soggetti rappresenta appieno la personalità dell’autrice, per la cui comprensione, a differenza di quella di altri artisti identificabili anche con una sola delle loro opere, si deve considerare l’insieme della produzione. Sembra che Nica voglia rifarsi del tempo perduto, di tutto quel tempo in cui è vissuta senza la pittura.