FRANCO ANSELMI
I cavalli di Anselmi sembrano aver portato con sé strascichi di un ideale galoppo attraverso la storia dell’arte: la sintesi grafica e la ruvidità di graffiti preistorici, la purezza di decorazioni greche su ceramica, la fierezza di forme e la brillantezza di mosaici bizantini, la nitidezza e il frazionamento cromatico di vetrate gotiche, la nobile ieraticità di icone russe.
Il cavallo, unico interprete delle opere dell’artista, assume di volta in volta accezioni diverse per forme, colori, ambientazioni, staticità o pulsioni dinamiche.
Le opere sono permeate da una sorta di sacralità per gli elementi architettonici di cattedrali che appaiono come complementi al cavallo, per l’uso dell’oro, per la squisita ricerca cromatico-formale, per la scelta di forme insolite dei supporti quali rombi e trittici ad ogiva.
Gli animali, che occupano con le loro forme imponenti, agili ed annoiate quasi tutto lo spazio a loro disposizione, sembrano staccate e inaccessibili divinità incastonate all’interno di nicchie votive.