Due anni trascorsi come assistente presso un centro d’igiene mentale hanno profondamente influenzato il percorso artistico di Edi Carrer.
Una parte delle sue opere rappresenta il mondo dei malati di mente visti dal di fuori, visti da lui: volti fortemente deformati dal loro stato psichico circondati dalle loro fobie rappresentate da vortici colorati che li intrappolano,isolati perché emarginati, perché incompresi.
Rappresenta anche Cristo in croce con forme grottesche ed in piena solitudine, rifiutato per le sue inesplicabili affermazioni.
In altre opere, invece, sembra che l’artista si sia calato nella mente dei malati. Ed allora i quadri diventano visioni allucinate, astratte, in cui, esclusi l’uomo e la realtà, restano pensieri e sensazioni che si accavallano sotto forma di impulsi nervosi.
Forse non a caso in un’opera di Carrer fra le pennellate convulse è intrappolata una rana: in diverse civiltà essa è il simbolo dei pensieri frammentari e dispersi che tormentano la meditazione di chi è ancora legato alle preoccupazioni del mondo.