Algerino di etnia berbera, Badia Makhloufi nasce il13 dicembre 1974 a Draa Ben Kedda, a pochi chilometri da Tizi Ouzou, città rinomata per la fiorente industria tessile.
Da bambino dimostra uno spiccato interesse per il disegno, interesse che non viene però coltivato e resta pressoché in letargo fino in tempi recenti. Inizia infatti a dipingere in Italia, sfruttando stimoli e tecniche di cui ha fatto tesoro negli anni trascorsi in vari paesi tra l’Africa e l’Europa.
Forse i tessuti variopinti di Tizi Ouzou hanno ispirato questa serie di opere, per la sinuosità del segno e i raffinati accostamenti cromatici. Ma quelle di Badia non sono opere decorative o puramente astratte: una caleidoscopica geometria si sviluppa intorno a figure archetipe di uomini e animali, a scritte arabe, a simboli berberi che nella loro fantasiosa rielaborazione diventano indistinguibili ma che sono presenti, imprescindibili punti di partenza come l’anima che, per la profonda fede religiosa dell’artista, è presente in ognuno di noi ed è visibile solo attraverso le sue propagazioni.
È difficile nelle sue opere catturare visivamente due colombe attaccate da un falco, o la scritta “Dio ti amo”, o talismani a cinque dita, o le lente peregrinazioni degli ”uomini blu”, i Tuareg, dei quali Badia denuncia l’emarginazione a cui sono soggetti.
Sta ad ognuno di noi individuare queste forme, queste parole, questi concetti al di là delle tortuose forme di colore che ricordano per alcuni versi certa grafica anni settanta, per altri graffiti rupestri, o ingrandimenti di elementari forme di vita come amebe e protozoi.
Makhloufi è riuscito ad elaborare in opere originali e personalissime influenze di culture diverse e a volte in conflitto, ed è questo che lo rende un artista trasversale, non legato a tempi, luoghi, mode, non etichettabile, requisito a cui molti pittori, purtroppo, sembrano ambire.